domenica 18 settembre 2011

Verbale della riunione dell'11 settembre 2011

L'ordine del giorno concerne l'individuazione delle modalità di costruzione dal basso di una rete dei lavoratori.
M. rileva che non esiste alcuna possibilità di riformare questo sistema. È’ necessario, a suo parere, organizzarsi in classi, a prescindere dai sindacati e dai partiti, creando assemblee autoorganizzate di lavoratori.
F. dichiara di essere un ex elettore di Rifondazione comunista, partito che definisce di finti oppositori: sui territori praticano l'opposizione per poi partecipare alle votazioni in materia di subappalti e cementificazione. Le proposte, a livello politico, vengono effettuate da dilettanti e da opportunisti. Il lavoro, aggiunge, deve diventare una pretesa, non deve costituire oggetto di elemosina: non ci si può aggregare a chi è disposto a cedere diritti, quindi neppure ai sindacati e alla stessa Fiom.
Mi. riporta l’esperienza della Commissione lavoro di Barcellona, aderente al movimento spagnolo 15-M, precisando che le loro azioni sono intraprese a prescindere dai sindacati, che poi spesso si ritrovano a sostenere le loro battaglie.
A., lavoratore metalmeccanico delegato Fiom, sostiene che bisogna distinguere la base dalla dirigenza sindacale. Con riferimento alla manifestazione del 15 ottobre, rileva la necessità di organizzare un’azione unitaria, che si può ottenere attraverso la creazione di una struttura che dia visibilità e che aiuti ad autoorganizzarsi. Fino ad allora, a suo parere, è necessario ricorrere all'aiuto di qualcuno che, anche a costo di “mettere il cappello” sulla manifestazione, possa dare una mano concreta in termini organizzativi.
B. propone di organizzare una critical mass. A suo parere c'è uno scollamento tra l'obiettivo finale e le modalità di lotta e sostiene che delle azioni concrete organizzate da cento persone possono a volte far ottenere risultati migliori di grandi manifestazioni non ben organizzate.
Mi. racconta l'esperienza della commissione lavoro, costituitasi quattro mesi fa, ed informa i presenti che sul blog è reperibile un documento elaborato dalla stessa commissione. Rileva, inoltre, che in primo piano vanno posti i nostri bisogni e le nostre forze e non generici diritti scritti in chissà quale documento internazionale. Aggiunge che la lotta va organizzata sul luogo di lavoro e specifica che per lotta non si devono intendere rivendicazioni specifiche ma che è necessario, invece, mettere in discussione l'intero sistema e, di conseguenza, vi è la necessità che si mobiliti tutto il movimento degli indignati. Enumera i lavoratori contattati e le loro condizioni sui luoghi di lavoro. Il primo essenziale passo è costituito dalla creazione di una rete di collegamento tra tutti i lavoratori, affinché sia possibile unirsi e coordinarsi.
A., operaio presso la Fiat di Melfi, rileva che una delle debolezze dei lavoratori nasce dal fatto che i sindacati hanno spacchettato tutti i settori. A suo parere è necessario andare a tutte le assemblee per intercettare i lavoratori. Aggiunge che dalle sue parti si stanno perdendo moltissimi posti di lavoro e che lui ha notato non esservi alcuna solidarietà tra lavoratori, addirittura all'interno della stessa fabbrica.
Mi. riporta l'esempio dell'occupazione della fabbrica Tacconi sud di Latina.
F.  evidenzia che si parla dei lavoratori ma non dei lavoratori più disagiati ed offre, a tale proposito, l'esempio del settore delle cooperative, in cui vi sono sigle sindacali marginali. Aggiunge che, a suo parere, la Fiom dovrebbe uscire dalla Cgil ed occuparsi di categorie interamente abbandonate a se stesse. Nei settori emarginati si dovrebbero creare degli interlocutori, che ad oggi non vi sono.
A. afferma che il problema risiede nella burocrazia e fa presente che i dirigenti sindacali distaccati, quale lui è, spesso sono fuori da alcune dinamiche presenti a livello di vertice. Aggiunge che chi sta sul posto di lavoro non è facilmente corruttibile e che spesso tra i componenti delle RSU ci sono persone che non c'entrano nulla con la Fiom. Non deve interessare con chi le persone sono tesserate, sindacato partito, deve interessare la persona.
Mi. ritiene che attualmente manchi il rapporto tra lavoratori e disoccupati. I disoccupati possono fare da collante tra i lavoratori, non avendo nulla da perdere, e bisogna di conseguenza coinvolgerli nell'organizzazione. I disoccupati a Napoli stanno effettuando diverse forme di agitazione ma esse sono fini a se stesse. Informa l’assemblea che a Torino c'è un inizio di coordinamento tra cassintegrati, lavoratori e disoccupati.
L'assemblea concorda che uno dei problemi principali è l'assenza di solidarietà tra i lavoratori.
C. sostiene che la Fiom faccia da controparte alla Cgil. A suo parere la Fiom dovrebbe essere utilizzata come vettore di comunicazione con i precari e propone di far partecipare la Fiom agli incontri assembleari.
Mi. rileva che ciò che conta è partecipare agli scioperi dei lavoratori tutti, anche quelli tesserati con la Fiom. È necessario partecipare a tutti i cortei per raggiungere tutti i lavoratori ed invita i presenti a concentrare gli interventi sul tema dibattuto, ossia la costituzione di una rete di lavoratori al di là dei sindacati. Invita i presenti ad indicare quali siano le realtà lavorative conosciute in prima persona e quale sia la potenziale rete di lavoratori che intorno a ciascuno potrebbe costituirsi.
A turno ognuno rende nota la sua potenziale rete di contatti.
A. propone di effettuare uno sciopero autonomo ed evidenzia che, a suo parere, andrebbero effettuate delle occupazioni di fabbriche.
Mi. rileva che questa è una delle sue possibili soluzioni ma che, in ogni caso, dovrebbero sceglierla i lavoratori in assemblea.
S. dichiara di essere in contatto con i precari della scuola a Roma.
R., ricercatore universitario precario, sostiene che non può essere effettuato un discorso diversificato tra pubblico e privato, essendo necessario portare avanti un discorso di solidarietà comune. Il precariato, suo parere, potrebbe essere sintetizzato nella formula “ se non ci sei tu ce n’è un altro al tuo posto”.
L'assemblea prende in esame i vari possibili strumenti utili a contattare lavoratori. Si concorda sul fatto che è necessario utilizzare tutti i mezzi possibili per la costituzione della rete, dal Web al contatto diretto, dal volantinaggio ai giornali murali.
L. afferma di essere un ex lavoratore e dichiara di far parte di un gruppo che dà assistenza e servizi gratis ai cittadini. Egli ritiene che chi non lavora avrebbe difficoltà a raggiungere la rete di lavoratori. A suo parere è chi lavora che dovrebbe entrare in contatto con le altre realtà ed aggiunge che, non essendoci più la forza sindacale, gli scioperi costano milioni di euro e sono, sostanzialmente, inutili.
Mi. riporta l’esempio di lotta della Fincantieri, che ha stabilimenti con sede a Genova e a Stabia. Racconta di come a Genova i lavoratori abbiano assaltato la questura mentre a Stabia hanno occupato il Comune, ottenendo in tal modo un tavolo aperto a Roma. Una volta giunti nella capitale, però, la Fiom e la questura hanno fatto deviare i treni dei lavoratori provenienti dalle due città e hanno dato ai lavoratori informazioni sbagliate per non farli incontrare. Ciò ha comportato che, effettuato l'inutile corteo, il punto di contatto tra i lavoratori sia avvenuto solo nella stazione al momento della ripartenza, dove la celere si è affrettata a dividerli per farli ripartire immediatamente.
U. sostiene che è necessario organizzare un folto numero di persone al fine di bloccare ad oltranza la produzione, unico metodo efficace, a suo parere, per ottenere risultati.
G. si professa contrario ad ogni forma di lavoro nero, clandestino, sommerso, ritenendo che la liberalizzazione del mercato e la possibilità di delocalizzare la produzione costituiscano il punto di rottura del sistema del lavoro.
G. Racconta la sua esperienza in un call center romano, rilevando che mentre lavoratori in Italia sono in cassa integrazione la sede albanese dell'azienda sta assumendo. Aggiunge che, a suo parere, l'elemento più grave è costituito da quello che stanno facendo i lavoratori: nulla. Aggiunge che è stato votato un referendum-truffa e che gli accordi fissati nel referendum non sono attualmente rispettati dall'azienda.
P., lavoratore di Napoli trasferitosi a Roma, sostiene che è necessario trovare il modo di creare molti più contatti diretti e rileva le difficoltà avute nel reperire informazioni anche sull’incontro in corso.
La discussione dell'assemblea continua trattando il tema dei referendum in fabbrica. Molti dichiarano di essere contrari ai referendum in quanto essi costituiscono una sorta di ricatto inaccettabile per il lavoratore.
A. sostiene che è necessario non generalizzare, in quanto il referendum si rivela uno strumento utile limitatamente ai casi in cui sia posta ai voti la piattaforma che si va a discutere con i datori di lavoro: il rischio sarebbe, altrimenti, che il sindacato vada alle trattative decidendo tutto da solo.
L'assemblea si trova d'accordo sulla necessità di sostenere l'organizzazione di assemblee dal basso, in tutti i settori del lavoro, raggiungendo anche coloro che il lavoro lo hanno perso. Si discute, altresì, sul tema della violenza, giudicata da molti non efficace e controproducente. Altri precisano che alcune azioni forti, quali il blocco della produzione e dello scambio ad oltranza, pur non costituendo azioni violente, si rivelano efficaci. Viene effettuato l'esempio dello sciopero effettuato quattro anni fa dagli autotrasportatori, andato in fumo perché al tavolo delle trattative si è poi tenuta una linea eccessivamente morbida.
Mi. rileva la necessità di informare la commissione di tutte le lotte e dei presidi di cui si è a conoscenza, in modo da potervi partecipare e prendere contatti.
Ma. aggiunge che vi è la necessità di contattare anche degli avvocati del lavoro che possano supportare il lavoro della Commissione.
La discussione in assemblea prosegue su un tema sensibile, quale la possibile partecipazione alle assemblee di persone politicamente schierate a destra. Le opinioni sono molteplici, sembra prevalere l'idea dell'inclusività, ossia la possibilità per chiunque di partecipare, ovviamente come singolo e in totale autonomia, alle assemblee, in base all'idea che i lavoratori sono uguali, a prescindere a quale schieramento appartengano, e che uguali sono anche le soluzioni da condividere: lo scopo dell'assemblea è giungere, attraverso una discussione paritaria, a definire tutti insieme le modalità di lotta.
Mi. evidenzia come vi siano grandi differenze tra il lavoro che sta tentando di portare avanti la commissione ed il sindacato: il sindacato è un organismo permanente, è chiuso alla partecipazione di lavoratori che non fanno parte del sindacato stesso e, infine, esso non si scioglie neppure se colleziona una serie di sconfitte; la rete assembleare di lavoratori non è un organismo permanente ma flessibile, è aperta a tutti e, qualora dovesse fallire, verrebbe sostituita da un'altra forma di lotta.
D. legge all'assemblea il documento elaborato dalla commissione lavoro, reperibile sul blog della stessa, ed invita tutti a partecipare al miglioramento del documento intervenendo alle riunioni della commissione lavoro, che si svolgono il martedì alle 19.00 in piazza S. Giovanni.
Al termine della discussione l'assemblea elabora un documento di sintesi da presentare all'assemblea generale, attualmente reperibile sul blog.

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