venerdì 30 settembre 2011

Verbale della riunione del 27 settembre 2011


            R., lavoratore presso l'Enasarco, racconta la situazione relativa alla dismissione, da parte dell’ente, del suo ingente patrimonio immobiliare: circa cinquecento lavoratori, che effettuano servizi di portineria e pulizia, rischiano di perdere il lavoro. A tali lavoratori è stato proposto di firmare un contratto di cinque anni con i nuovi inquilini, acquirenti degli appartamenti messi in vendita dall’Enasarco, oppure, alternativamente, di prendere una buonuscita firmando le dimissioni. Tale accordo è stato firmato dalla Cisl, ossia dalla sigla storicamente più forte all’interno dell’ente, dalla Uil e dalla Ugl, mentre i sindacati di base sono gli unici che hanno appoggiato la protesta avverso tale scelta obbligata. R. riferisce che un collega gli ha parlato di una situazione simile che ha avuto luogo in Germania, che si differenzia da quella sopra descritta per il fatto che sono state costituite delle cooperative e nelle trattative relative alla dismissione del patrimonio immobiliare è stato inserito l'obbligo, per le cooperative, di sottoscrivere contratti con i lavoratori licenziati. Tale soluzione permette la creazione di una rete in grado di garantire più tutele per i suddetti lavoratori.
            E. aggiunge che ha degli amici tedeschi che le hanno accennato al fatto che le cooperative, per la loro struttura organizzativa, hanno avuto dei problemi di natura economica e si impegna ad informarsi meglio per riportare poi in commissione informazioni certe ed attuali.
            R. rileva che, in ogni caso, ciò che sta avvenendo all’Enasarco costituisce una sorta di ricatto da parte dell'ente nei confronti dei lavoratori. Il dipendente che non accetta la buonuscita e rifiuta di sottoscrivere il contratto con i nuovi inquilini, infatti, non potrà che essere licenziato, ed è quindi in una condizione di estrema debolezza.
            A. racconta che presso la società B-Twin volevano fargli firmare un foglio di dimissioni e che lui si è rifiutato di farlo.
            L. rileva che la lotta dei lavoratori se portata avanti in modo non unitario non è efficace ed aggiunge che se anche dovessero nascere delle cooperative il compito della commissione lavoro sarebbe quello di estendere il conflitto affinché, a livello pratico, alzando sempre il livello della posta in gioco, fosse possibile ottenere il massimo per i lavoratori. Specifica che, qualora si accettassero soluzioni di compromesso, e quindi nel caso si mirasse ad ottenere un accordo contrattuale leggermente migliorativo rispetto alla situazione di partenza, avremmo comunque perso, in quanto il rapporto tra capitale lavoro è attualmente tale che ogni successo ottenuto non risulta essere, in realtà, mai una vittoria piena.
L. svolge un’analisi relativa agli ultimi accordi firmati dai sindacati e da Confindustria, rilevando che quest’ultima ha bisogno di sindacati-cuscinetto, per evitare lo scontro diretto tra lavoratori e datori di lavoro. Il contratto nazionale risulta utile alle aziende perché le fa stare tranquille, per quegli anni, sul fatto che non vi sarà conflitto sociale. Confindustria ha bisogno di qualcosa che possa limitare il diritto di sciopero e per tale motivo è andata dal governo a far presente che la permeabilità delle tutele dei lavoratori su tutti i fronti costituisce un problema e per tale motivo il 21 settembre la Marcegaglia e i sindacati confederali hanno firmato un accordo per tornare all'accordo del 28 giugno.
            G. parla dei profili di criticità dell'accordo siglato il 28 giugno da Cgil, Cisl, Uil e dalla Confindustria, evidenziando, in particolare, due aspetti più problematici: il primo è quello relativo alle clausole di tregua sindacale, il secondo riguarda il fatto che i contratti aziendali sono efficaci per tutti i lavoratori e vincolano tutti i sindacati se approvati dalla maggioranza delle Rsu elette.

            La discussione dell’assemblea verte, successivamente, sul diritto di sciopero. Ci si confronta sul senso della regolamentazione giuridica dello sciopero e sulle modalità di sciopero ritenute efficaci.

            G. aggiorna la commissione sulla situazione relativa al call center Teleperformance, evidenziando che l'azienda non ha dato seguito ad uno dei tre accordi che i dipendenti erano stati sollecitati a sottoscrivere. I lavoratori che avevano accettato € 2000 di buonuscita avrebbero avuto diritto, infatti, alla mobilità per un anno pagata all'80% ma è emerso che non è stata fatta una delibera di Giunta regionale, necessaria per la efficacia dell’accordo, e quindi questo non ha avuto seguito. Il 29 settembre avrà luogo la verifica, effettuata dal Ministero per lo sviluppo economico, in merito al rispetto degli accordi da parte dell'azienda.
L’assemblea decide di aspettare il 29 settembre per verificare come andrà tale verifica al fine di organizzare un'azione efficace presso l’azienda. Emerge, altresì, la necessità di creare un ponte tra i lavoratori contrattualizzati, che stanno licenziando, e i lavoratori a progetto che l'azienda, al contrario, sta continuando ad assumere.

            L'assemblea prosegue la riunione con il racconto, da parte di A., delle problematiche, locali e nazionali, relative ai lavoratori del mondo lo spettacolo.

            La commissione, a causa di problemi logistici ed organizzativi, decide di spostare l'assemblea dei lavoratori, che si sta organizzando per l'8 ottobre, al 22 ottobre. Si decide di avvisare i lavoratori dell'Acccp al fine di coinvolgerli nell'organizzazione e si stabiliscono le linee generali del volantino/appello da diffondere, tra l’altro, a tutti gli appuntamenti di mobilitazione cittadina che avranno luogo a Roma fino al 22.

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