Chi siamo/Who we are/Qui nous sommes/Wer wie sind/Quienes somos

Chi siamo

Siamo un insieme di lavoratori, precari, disoccupati, che hanno deciso di unirsi in virtù della constatazione che - al di là della propria particolare situazione lavorativa, contrattuale, della propria mansione, categoria, colore o sesso - ciò che ci rende uguali è la comune condizione di sfruttamento, ciò che sentiamo dentro è il comune bisogno di ri-alzare la testa.
Come Commissione Lavoro del movimento romano degli "Indignati - 15M", individuiamo come motore del movimento degli indignados spagnoli e di altri paesi europei la crisi, la quale si esprime negli attacchi alle condizioni di vita e di lavoro effettuati contro la classe lavoratrice da parte dei governi di tutti i colori, da Berlusconi a Zapatero; crediamo pertanto che la questione del lavoro debba essere messa al centro del dibattito del movimento sia per quanto riguarda l’analisi che per quanto riguarda l’azione, pensiamo infatti che senza l’allargamento del movimento a tutti quegli sfruttati che pagano la crisi del sistema di produzione capitalistico il movimento non potrà incidere realmente nella società.

Su cosa vogliamo lavorare

Il lavoro che si è prefisso di eseguire la commissione è il seguente:
  1. Organizzare una raccolta di testimonianze dirette su tutte le più importanti vertenze in corso nei luoghi di lavoro, sui licenziamenti, sui numeri dei proletari disoccupati e precari.
  2. Ragionare sulle condizioni dello sfruttamento di tutti questi settori e sul peggioramento delle condizioni di vita.
  3. Elaborare forme di agitazione in grado di estendere il nostro momento assembleare a questi settori, come ha fatto l’assemblea di Puerta de Sol.
Nelle precedenti discussioni abbiamo considerato come le cause dello sfruttamento siano riconducibili al conflitto tra capitale e lavoro e al fatto che questo modo di produzione capitalista sia ormai in crisi, obsoleto e superato, che non sia più in grado di offrire nulla di progressivo alle nuove generazioni. Riteniamo altresì che le crisi siano un fatto inevitabile nel capitalismo e che per uscire dalla crisi sia necessario superare il capitalismo.

Raccolta testimonianze

Vogliamo raccogliere testimonianze dalla viva voce dei lavoratori circa le vertenze in corso, sulle leggi che di giorno in giorno rendono la nostra condizione di lavoro sempre più precaria, massacrante, ricattabile, sui dati numerici che descrivono quanti sono i lavoratori e le loro famiglie oggi in Italia e come vivono.

Condizioni dello sfruttamento

Vogliamo raccogliere inoltre testimonianze e racconti che descrivano le reali condizioni di sfruttamento vissute quotidianamente dai lavoratori, sopratutto dai giovani, ma non solo, a partire da te che leggi.

Forme di agitazione per estendere il movimento assembleare al mondo del lavoro

Crediamo che sia necessario estendere il nostro momento assembleare ai lavoratori, ai precari, ai disoccupati e a tutti quei settori che pagano la crisi del capitalismo, per fare questo dobbiamo partire dalla denuncia delle reali condizioni di sfruttamento vissute sul luogo di lavoro.
Abbiamo cercato di rovesciare la logica con la quale viene affrontata la “questione lavoro” da parte di sindacati, partiti e politicanti vari. Troppo spesso abbiamo visto i movimenti partire dalle loro proposte politiche (e puntualmente dividersi su queste), dal reddito di cittadinanza al salario europeo, dai lavori socialmente utili al lavorare meno lavorare tutti, etc., è così sempre stata messa davanti la proposta politica e dietro la condizione del lavoratore, quasi come se il lavoratore fosse utile solo a sostenere questa o quella proposta. Non vogliamo discutere di come questo o quello pensa di risolvere i problemi in questo sistema (non ne usciremmo fuori!), vogliamo invece affrontare lo sfruttamento e la frammentazione dei lavoratori per invitarli ad unirsi e a lottare.
Agitare. Vogliamo mettere al centro la lavoratrice e il lavoratore invitandola/lo ad insorgere contro le condizioni di miseria e sfruttamento che quotidianamente vive. Per questo le parole d’ordine agitatorie che utilizziamo sono semplici ed immediate:
  • no alle paghe da fame;
  • no all’assenza di sicurezza, agli infortuni ed alle morti sul lavoro;
  • no ai ritmi ed ai carichi di lavoro massacranti;
  • no al lavoro precario, flessibile, usa e getta;
  • no ai licenziamenti e alla disoccupazione;
  • no al carovita;
  • si alla lotta collettiva per difendere le nostre condizioni;
  • si a lotte vere per ottenere condizioni di vita e di lavoro migliori.
Nei luoghi di lavoro e nei quartieri. Agitiamo la parola d’ordine della lotta vera sia nei nostri luoghi di lavoro, che nei nostri quartieri! Solo così possiamo estendere la lotta a più settori della società, attraversando pubblico e privato, industriale e commerciale etc.
Modalità della lotta. Sulle modalità di lotta c’è poco da inventare, queste sono necessariamente gli scioperi ad oltranza, i picchetti, la solidarietà ed il sostegno attivo tra vertenze diverse, fino all’occupazione delle aziende in chiusura e ai blocchi stradali, è la storia delle lotte dei lavoratori a insegnarcelo. In generale appoggiamo tutte quelle forme di mobilitazione volte a bloccare la produzione ed il flusso delle merci e, quindi, del profitto. Riteniamo infine che siano i lavoratori stessi a sapere quali siano le forme di lotta più efficaci in ogni singola situazione, in questo senso quello che dobbiamo fare è stimolarli, appoggiarli, affinché prevalga la difesa dei loro interessi reali e non l’interesse di questo o quel raggruppamento sindacale o politico.
Forme di organizzazione. Pensiamo che l’unica forma di organizzazione che possa permettere al lavoratore di rialzare la testa, stimolando il suo protagonismo, sia quella assembleare. Assemblee dal basso che:
  • superino le divisioni e le differenze di razza, sesso, categoria, livelli e mansioni, tra lavoratori;
  • uniscano lavoratori e disoccupati;
  • superino la delega della difesa dei nostri interessi data a sindacalisti e politicanti;
  • siano decisionali, ovvero che decidano le forme, le modalità, i tempi della mobilitazione, che decidano se accettare o meno le proposte della controparte.
Dal nostro punto di vista di tratta di difenderci dal violento attacco che i padroni ci stanno sferrando, per uscire dall’isolamento, per trasformare le singole lotta in un’unica, grande, lotta collettiva. Si tratta di uscire dall’inerzia per iniziare a riprenderci la nostra vita con le nostre mani.
Solo trasformando il nostro disagio ed il nostro malessere individuale in una problema sociale, obbligheremo il sistema a offrirci delle soluzioni per lui compatibili (a noi accettarle o meno) o, più probabilmente, a dichiarare che non può venirci incontro, dimostrando così il suo fallimento.
Il presente lavoro è un contributo, in costante aggiornamento, all’assemblea centrale. La commissione lavoro è aperta a chiunque voglia parteciparvi, invitiamo tutti a partecipare alla discussione online iscrivendosi alla mailing list: commlavoro_italianrevolution@googlegroups.com 
L’indirizzo e-mail della commissione lavoro è: commissione.lavoro@email.it
        Il blog è: commissionelavoro.blogspot.com
 
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Who are we?

As the Labour Commission of the Roman movement of the "Indignati - 15M" born after the events of the 15M, we identify the crisis as the motor force of the movement of Spanish indignados and other European countries. This is demonstrated by the attacks on the living and working conditions of the working class carried out by governments of all shades, from Berlusconi to Zapatero. We therefore believe that the question of labour should be placed at the centre of the debate in the movement both in terms of analysis and action, because we think that without the expansion of the movement to all the exploited who pay for the crisis of the capitalist system of production the movement will have no real impact on society.

On How we Want to Work

The commission aims to carry out the following work:
  1. Organizing data collection on all major disputes pending in the workplace, redundancies, the numbers of unemployed and precarious workers.
  2. Analysing conditions of exploitation in all these sectors and the deterioration of living conditions.
  3. Developing forms of agitation which can extend our meetings in these sectors, as the Puerta del Sol assembly did.
In previous discussions we considered the causes of exploitation were linked to the conflict between capital and labour and the fact that the capitalist mode of production is now in crisis, obsolete and outdated, it is no longer able to offer anything progressive to the new generations. We also believe that crises are a fact of life under capitalism and that it is necessary to overcome the crisis of capitalism.

Data Collection

We want to collect data on pending legislation, on the laws that govern our working conditions which are more insecure, exhausting, a form of blackmail, and the numerical data that describe how many workers and their families there are and how they live today in Italy.

Conditions of Exploitation

We want to collect eye witness accounts and stories that describe the real conditions of exploitation experienced daily by workers, especially young people but not just them, starting with those who are reading this.

Forms of Agitation to Extend the Assembly Movement to the World of Labour

We believe it is necessary to extend our meetings to all workers, including temporary workers, the unemployed and all those sectors that are paying for the crisis of capitalism. In order to do this we have to start by denouncing the real conditions of exploitation experienced in the workplace.
We tried to reverse the logic through which the “issue of work” is addressed by trade unions, political parties and various politicians. Too often we have seen movements start from their policy proposals (and promptly split over them), from a citizen’s income, to the European wage, from socially useful work to less work, work for all etc.. the policy proposed has always just been put to the workers taking no account of their conditions, almost as if the worker were only useful to support this or that proposal. We do not want to discuss this or that plan to solve the problems of this system (we will never get out of it!), We would like to address the question of exploitation and fragmentation of workers in order to invite them to unite and fight.
Agitation. We want to put the workers at the centre of our concerns inviting them to rise up against the conditions of misery and exploitation that they daily live through. For this the agitational slogans that we use are simple:
  • no to starvation wages;
  • no to the lack of security, accidents and deaths at work;
  • no to the speed-ups and exhausting workloads;
  • no to job insecurity, flexiblity, to being used and thrown away
  • no to layoffs and unemployment;
  • no to high prices;
  • yes to the collective struggle to defend our conditions;
  • yes to a real struggle for better living and working conditions.
In workplaces and neighborhoods. We agitate with the slogan that the real struggle is in our workplaces, and in our neighborhoods! Only then can we extend the fight across different sectors of society, from public and private, industrial and commercial etc..
Method of struggle. On the mode of struggle there is little to be invented, all-out strikes, pickets, solidarity and active support of various disputes are a necessity, up to occupation of firms that are shutting down as well as roadblocks. All these are part of the history of the workers’ struggles and they have much to teach us. In general we support all forms of mobilisation aimed at blocking production and the flow of goods and, therefore, profit. Finally, we believe that it is the workers themselves who know what the most effective forms of struggle in every situation are. In this sense all we have to do is encourage them, support them, and to defend of their interests and not the real interest of this or that trade union or political group.
Forms of organisation. We think that the only form of organisation that will allow workers to stand on their own two feet, stimulating their capacity to fight, is that of assemblies. Assemblies from below which:
  • overcome the divisions and differences of race, gender, class, levels and occupations, between workers;
  • unite employed and unemployed;
  • overcome the tendency to delegate the defence of our interests to trade unionists and politicians;
  • make decisions, or rather decide the forms, procedures, and the timing of mobilisation. They decide whether or not to accept the proposals of others.
Our viewpoint is about defending ourselves from the violent attack that the bosses are unleashing, about escaping isolation, about transforming the individual fight into a single, large, collective struggle. We have to escape inertia to begin to take our lives back into our own hands.
Only by transforming our hardship and everyone’s personal discomfort into a social problem, can we force the system to offer solutions which suit it (we can accept them or reject them) or, more likely, to declare that it cannot meet our demands, thus proving its failure.
The present work is a contribution, constantly updated, to the central assembly. The labour commission is open to anyone who wants to participate, we invite all to participate in online discussion by subscribing to the mailing list: commlavoro_italianrevolution@googlegroups.com
The e-mail address of the commission is: commissione.lavoro@email.it

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Qui nous sommes.
Comme “Commission ouvrière” du mouvement romain de la “Indignati - 15M”, nous établissons que la crise est le moteur du mouvement des indignés d’Espagne et des autres pays européens. Cela s’exprime dans les attaques aux conditions de vie et de travail portées par des gouvernements de toutes couleurs, de Berlusconi à Zapatero, contre la classe ouvrière. De ce fait, nous pensons que la question du travail doit être placée au centre du débat dans le mouvement tant au niveau des analyses que de l’action. Nous pensons en effet que, sans l’élargissement du mouvement à tous les exploités qui paient le prix de la crise du système de production capitaliste, le mouvement ne pourra avoir aucun impact réel sur la société.

Sur comment voulons-nous travailler

La Commission a pour but de mener à bien le travail suivant:
  1. Organiser la collecte de données concernant les conflits les plus importants en cours sur les lieux de travail, concernant les licenciements, le nombre de prolétaires au chômage et les précaires.
  2. D’analyser les conditions d’exploitation dans tous ces secteurs ainsi que l’aggravation des conditions de vie.
  3. Développer des formes d’agitation qui peuvent étendre notre mouvement d’assemblées à tous les secteurs, comme l’a fait l’assemblée de la Puerta del Sol.
Dans nos discussions précédentes, nous avons considéré que les causes de l’exploitation se rapportaient au conflit fondamental entre le capital et le travail et au fait que le mode de production capitaliste est, à ce jour, en crise, obsolète et dépassé, qu’il n’est plus en état d’offrir quoi que ce soit de progressif aux nouvelles générations. En outre, nous pensons que les crises sont un fait inévitable dans le capitalisme et que, pour en sortir, il est nécessaire de dépasser le capitalisme.

Le rassemblement des données

Nous voulons recueillir des informations sur les luttes en cours, sur les lois qui rendent de jour en jour nos conditions de vie toujours plus précaires, exténuantes, une forme de chantage permanent, sur les données chiffrées qui permettent de savoir combien il y a d’ouvriers avec leur famille aujourd’hui en Italie et comment ils vivent.

Les conditions d’exploitation

Nous voulons aussi recueillir des témoignages et récits qui éclairent les conditions réelles d’exploitation vécues au quotidien par les prolétaires, surtout les jeunes, en commençant par ceux qui lisent ce texte.

Formes d’agitation pour étendre le mouvement des assemblées au monde du travail

Nous pensons qu’il est nécessaire d’étendre nos assemblées aux travailleurs, aux précaires, aux chômeurs et à tous ces secteurs qui paient pour la crise du capitalisme. Pour ce faire, nous devons partir de la dénonciation des conditions réelles d’exploitation supportées sur les lieux de travail.
Nous avons cherché à renverser la logique avec laquelle on aborde la «question du travail» de la part des syndicats, des partis et des politiciens divers. Trop souvent, nous avons vu des mouvements de lutte s’engager à partir de leurs propositions politiques (sur lesquelles ils sont souvent divisés), allant du revenu citoyen au salaire européen, des travaux socialement utiles au travailler moins, du travail pour tous, etc. La politique proposée a toujours été mise en avant vis-à-vis des ouvriers sans tenir compte de leurs conditions, presque comme si l’ouvrier n’était utile que comme appui à tel ou telle proposition. Nous ne voulons pas discuter de la validité de telle ou telle solution qui permettrait de résoudre les problèmes de ce système (nous n’en sortirions pas !). Nous voulons au contraire combattre l’exploitation et la division des ouvriers pour les inviter à s’unir et à lutter.
Agitation. Nous voulons mettre au coeur de notre intervention l’ouvrière et l’ouvrier, les invitant à se soulever contre les conditions de misère et d’exploitation qu’ils vivent au quotidien. Pour cela, les mots d’ordre d’agitation que nous utilisons sont simples et immédiats:
  • non aux salaires de famine;
  • non à l’absence de sécurité, aux accidents et aux morts sur les lieux de travail;
  • non aux cadences et aux charges de travail exténuantes;
  • non au travail précaire, flexible, où le travailleur est utilisable et jetable à souhait;
  • non aux licenciements et au chômage;
  • non à la vie chère;
  • oui à la lutte collective pour défendre nos conditions de vie;
  • oui aux vraies luttes pour avoir de meilleures conditions de vie et de travail.
Sur les lieux de travail et dans les quartiers. Nous brandissons les mots d’ordre de la lutte sur nos lieux de travail et dans nos quartiers ! Ce n’est qu’ainsi que nous pouvons étendre la lutte au plus grand nombre de secteurs de la société, du public au privé, des industries aux secteurs commerciaux, etc.
Méthodes de lutte. Concernant les formes de lutte, il y a peu à inventer. Ce sont nécessairement les grèves ouvertes, les piquets de grève, la solidarité et le soutien actif aux divers conflits, jusqu’à l’occupation des entreprises menacée de fermeture et aux blocages des routes. C’est l’histoire de la lutte ouvrière qu’il faut se réapproprier. En général, nous soutenons toutes les formes de mobilisation qui visent à bloquer la production et le flux des marchandises, donc les sources du profit. Nous pensons finalement que ce son les travailleurs eux-mêmes qui savent quelles sont les formes de lutte les plus efficaces dans chaque situation particulière. C’est dans ce sens que nous devons les encourager, les appuyer, afin que prévale la défense de leurs intérêts réels et non l’intérêt de tel ou tel regroupement syndical ou politique.
Formes d’organisation. Nous pensons que l’unique forme d’organisation qui puisse permettre aux travailleurs de relever la tête et de stimuler leur capacité au combat est ce type d’assemblées. Assemblées de base qui:
  • dépassent les divisions et les différences de race, de sexe, de catégorie, de niveau et de fonction, entre les travailleurs;
  • unissent les ouvriers au travail et les chômeurs;
  • dépassent la tendance à déléguer la défense de nos intérêts aux syndicalistes et aux politiciens;
  • prennent les décisions; c’est-à-dire qu’elles décident des formes, des modalités et des dates des mobilisations. Elles décident si elles acceptent ou non les propositions des autres.
Selon nous, il s’agit de nous défendre contre les violentes attaques que les patrons déclenchent, de sortir de l’isolement, de transformer les luttes particulières en une seule et grande lutte collective; il s’agit de sortir de l’apathie pour commencer à reprendre nos vies en mains.
Ce n’est qu’en faisant de notre malaise et de notre mal-être individuel un problème social que nous obligerons le système à mettre en avant des solutions qui lui soient compatibles (mais c’est à nous de les accepter ou de les refuser) ou, plus probablement, à déclarer qu’il ne peut pas le faire, démontrant ainsi sa propre faillite.
Ce texte est une contribution — qui est en constante actualisation — pour l’assemblée centrale. La “Commission ouvrière” est ouverte à tout ceux qui veulent y participer. Nous invitons tout le monde à participer aux discussion online en s’inscrivant sur la mailing list: commlavoro_italianrevolution@googlegroups.com
E-mail de la commission ouvrière: commissione.lavoro@email.it

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Wer sind wie?
Als "Kommission Arbeit" der "Indignati - 15M"  sehen wir in der Krise die Triebkraft für die Bewegung der spanischen Indignados und in anderen Ländern. Dies zeigen nicht zuletzt die Angriffe die die Regierungen aller Schattierungen von Berlusconi bis Zapatero auf die Lebens- und Arbeitsbedingungen der ArbeiterInnenklasse durchführen. Wir meinen daher dass die Frage der Arbeit im Zentrum der Debatten der Bewegung über Analysen und Aktivitäten stehen sollte und die Bewegung auf alle jene ausgeweitet werden muss, die ausgebeutet werden und den Preis für die Krise des kapitalistischen Systems zahlen sollen. Andernfalls können wir keinen wirklichen Einfluss auf die Gesellschaft nehmen.

Wie wir arbeiten wollen

Als Kommission setzen wir uns folgende Ziele:
  1. Die Erstellung einer Datensammlung über alle wichtigen Auseinandersetzungen in den Betrieben, über die Renten, die Zahl der Erwerbslosen und prekär Beschäftigten.
  2. Die Analyse der Ausbeutungsbedingungen in all diesen Sektoren und die Verschlechterung der Lebensbedingungen.
  3. Die Entwicklung von Formen der Agitation die unsere Treffen in diese Sektionen ausweiten kann, wie es die Versammlung von Puerta del Sol gezeigt hat.
In vorherigen Diskussionen haben wir festgestellt, dass die Ursachen der Ausbeutung mit dem Widerspruch zwischen Lohnarbeit und Kapital zusammenhängen und dass die kapitalistische Produktionsweise sich nun in einer Krise befindet, sich überlebt hat, obsolet geworden ist, und zukünftigen Generation nichts mehr anzubieten hat. Wir meinen weiterhin, dass die Krise unweigerlicher Bestandteil des Kapitalismus ist, und es notwendig ist die Krise des Kapitalismus zu überwinden.

Datensammeln

Wir wollen Informationen über die Rechtsprechung sammeln, die Gesetzte die unsere Arbeitsbedingungen bestimmen, prekärer machen und verschlimmern und ein Akt der Erpressung darstellen. Wir wollen ebenso Datenmaterial sammeln, welches zeigt wie viele ArbeiterInnen mit ihren Familien heute in Italien leben und wie sie leben müssen.

Ausbeutungsbedingungen

Wir wollen Augenzeugenberichte und Zeugnisse sammeln, die die wirklichen Ausbeutungsbedingungen beschreiben, die von den ArbeiterInnen täglich erlebt werden. Besonders die der Jugendlichen aber nicht nur. Wir wollen mit jenen anfangen die dies hier lesen.

Formen der Agitation um die Versammlungen auf die Arbeitswelt auszuweiten

Wir meinen dass es notwendig ist alle Arbeiter, d.h. auch Teilzeitbeschäftigte, Erwerbslose und alle Sektoren die für die Krise des Kapitalismus zahlen sollen in unsere Versammlungen einzubeziehen. Um das zu erreichen müssen wir damit anfangen die wirklichen Ausbeutungsbedingungen wie sie täglich in den Betrieben erlebt werden zu denunzieren.
Wir müssen versuchen die Logik in dem das Thema Arbeit von den Gewerkschaften, den politischen Parteien und den Politkern angegangen wird umzukehren. Zu oft haben wir gesehen, dass Bewegungen an ihre politischen Vorschläge anknüpften, (und sich dann sofort daran spalteten). Ob nun ein „Bürgergeld“, oder ein „europäischer Lohn“, eine „gesellschaftlich nützliche Arbeit“ oder „weniger Arbeit“, „Arbeit für alle“ usw. — Die Politik die hinter solchen Vorschlägen stand zielte immer darauf ab, den ArbeiterInnen etwas vorzusetzen ohne deren Lebensbedingungen in Betracht zu ziehen, so als wären sie nur nützliche Unterstützer für diesen oder jenen politischen Vorschlag. Wir wollen nicht diesen oder jenen Plan diskutieren das System zu retten (so werden wir niemals aus dem Schlamassel herauskommen). Wir wollen die Frage der Ausbeutung und Fragmentierungen der ArbeiterInnen aufwerfen, um sie einzuladen sich zusammenzuschließen und zu kämpfen.
Agitation. Wir wollen die Arbeiterinnen ins Zentrum unserer Bemühungen setzen, sie einzuladen sich gegen ihre täglich erlebten Ausbeutungsbedingungen zu wehren. Deshalb sind unsere agitatorischen Losungen auch sehr einfach:
  • Keine Hungerlöhne!
  • Gegen mangelnde Sicherheitsvorkehrungen, Unfälle und Töte bei der Arbeit!
  • Gegen Bandbeschleunigungen und Überstunden!
  • Nein zu prekären Beschäftigungsverhältnissen, Flexibilisierungen und das Heuern und Feuern!
  • Gegen Entlassungen und Erwerbslosigkeit!
  • Gegen Preiserhöhungen!
  • Für den gemeinsamen Kampf zur Verteidigung unserer Lebensbedingungen!
  • Für einen wirklichen Kampf für bessere Lebens -und Arbeitsbedingungen!
An den Arbeitsplätzen und in den Wohnvierteln. Wir agitieren mit der Losung dass der wirkliche Kampf am Arbeitsplatz und in den Wohnvierteln stattfindet. Nur dann können wir den Kampf auf die verschiedenen Sektoren der Gesellschaft, den öffentlichen und den privaten Sektor, von der Industrie zum Einzelhandel usw. ausweiten.
Methoden des Kampfes. Was mögliche Kampfformen angeht, gibt es wenig was neu zu erfinden wäre: Vollstreiks, Streikpostenketten, Solidarität und gegenseitige Unterstützung in den jeweiligen Auseinandersetzungen, Betriebsbesetzungen und Straßenblockaden. All das ist Teil der Geschichte der Kämpfe der ArbeiterInnen und es gibt viel aus ihr zu lernen. Im Allgemeinen unterstützen wir alle Formen der Mobilisierung um die Produktion stillzulegen und Zirkulation von Waren und damit den Profit zu stören. Letztendlich gehen wir davon aus, dass die ArbeiterInnen am besten wissen was die effektivsten Kampfformen in der jeweiligen Situation sind. In diesem Sinne geht es darum sie zu ermutigen, sie zu unterstützen und ausschließlich ihre Interessen zu verteidigen und nicht die einer Gewerkschaft oder politischen Gruppierung.
Organisationsformen. Wir denken dass die einzige Organisationsform die es den ArbeiterInnen erlaubt auf eigenen Beinen zu stehen und ihre Kampfkraft zu erhöhen die der Versammlung ist. Versammlungen von unten die,
  • die Spaltung entlang von „Rasse“, Geschlecht, Herkunft, Bildungsstand und Berufsgruppen zwischen ArbeiterInnen überwinden;
  • die Erwerbslosen und Beschäftigten zusammenführen;
  • die Tendenz überwinden die Vertretung unserer Interessen an Gewerkschafter und Politiker zu delegieren;
  • die Entscheidungsfindungen möglich machen über die Form, Vorgehen und Zeitpunkt der Mobilisierung. Die entscheiden ob Vorschläge von anderen angenommen werden oder nicht.
Wir meinen dass wir uns selber gegen die harten Angriffe der Bosse verteidigen müssen, dass wir unsere Isolation überwinden müssen um den individuellen Kampf in einen einzigen, größeren und kollektiven Widerstand zu transformieren. Wir müssen unsere Trägheit überwinden und unser Leben wieder in die eigenen Hände nehmen.
Nur wenn wir unsere Nöte und Unbehagen als soziales Problem angehen, können wie das System zwingen entweder Zugeständnisse zu machen (die wir annehmen können oder auch nicht) oder zu erklären dass es unsere Forderungen nicht erfüllen kann und damit sein Scheitern einzugestehen.
Die gegenwärtige Arbeit ist ein Beitrag der stetig auf der zentralen Versammlung aktualisiert wird. Die „Kommission Arbeit“ steht jedem offen der daran teilnehmen möchte. Wir laden alle ein sich an unseren Online-Diskussionen zu beteiligen und sich in unseren Email-Verteiler einzutragen. commlavoro_italianrevolution@googlegroups.com
Email: commissione.lavoro@email.it

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Quienes somos.

Somos trabajadores, precarios, desempleados que han decidido unirse constatando que lo que nos hace todos iguales – más allá de nuestra propia condición trabajadora, contractual, de mansión, categoría, color o sexo – es que somos todos explotados, y que todos sentimos el deseo de levantar por fin la cabeza.

En cuanto Comisión Trabajo del movimiento romano de los "Indignati - 15M", reconocemos, como motor de los Indignados españoles y de otros paìses europeos, la crisis, que se realiza en los ataques a las condiciones de vida y de trabajo llevados por los goviernos de todos los colores, desde Berlusconi hasta Zapatero, en contra de la clase trabajadora; por lo tanto, creemos que la cuestión del trabajo tiene que ser central dentro del debate del movimiento, tanto en lo que concerne las análisis, como para las acciónes.
Pensamos, en efecto, que sin incluir todos los explotados que pagan los efectos de la crisis del sistema de producción capitalístico, el movimiento no podrá influir verdaderamente en la sociedad.

Sobre lo que queremos trabajar

El trabajo que la Comisión quiere llevar adelante es el siguiente:

1. Coleccionar y organizar los datos sobre todos los conflictos sindicales más importantes, sobre los despidos, el número de proletarios desempleados y de precarios.
2. Razonar sobre las condiciones de explotación de todos estos àmbitos y sobre el empeoramiento de las condiciones de vida.
3. Elaborar formas de agitación que puedan extender nuestra realidad asamblearia a estos àmbitos, como hizo la asemblea de Puerta del Sol.

En las charlas antecedentes hemos considerado como las causas de la explotación pueden reconducirse a los conflictos entre capitál y trabajo y al hecho de que esta modalidad de producción capitalística ya està en crisis, siendo algo obsoleto y sobrepasado, que ya no es capable de ofrecer nada de inovativo a las nuevas generaciones. Ademàs, creemos que las crisis son un acontecimiento inevitable en el capitalismo, y que para salir de la crisis está necesario ir màs allà del mismo capitalismo.

Colecta de datos

Queremos coleccionar los datos sobre los conflictos sindacales vigentes; sobre las leyes que precarizan y agotan màs y màs nuestra condición de trabajo; sobre los datos numéricos que puedan decirnos cuantos son los trabajadores y sus familias hoy en día en Italia y como viven.

Condiciones de la explotación

Queremos recoger atestados y cuentas que describan las reales condiciones de explotación vividas cotidianamente por los trabajadores, sobre todo jóvenes pero no sòlo, empezando por tì que estás leyendo.

Formas de agitación que puedan extender la realidad asamblearia al mundo del trabajo
Creemos que es necesario extender nuestra realidad assemblearia a los trabajadores, a los precarios, a los desempleados, y a todos estos àmbitos que pagan la crisis del capitalismo. Para hacer esto, tenemos que empezar denunciando las reales condiciones de explotación vividas en el lugar de trabajo.
Hemos intentado invertir la lógica con la cual los sindicatos, los partidos y los politicastros se enfrentan a la “cuestión trabajo”. Demasiadas veces hemos constatado que los movimientos empiezan por sus propuestas políticas (y puntualmente se desunen sobre estas), por la renta del ciudadano hasta el sueldo europeo, por los trabajos socialmente útiles hasta el trabajar menos, trabajar todos, etc... De esta manera se ha protagonizado la propuesta política y ocultado la condición del trabajador, casi como si el trabajador fuese ùtil solo para apoyar esta o esa propuesta. No queremos discutir como resolver los problemas en este sistema (no hay salidas!), queremos en cambio afrontar la explotación y la fragmentación de los trabajadores para invitarlos a unirse y a luchar.

Agitar. Queremos poner al centro la trabajadora y el trabajador invitandolos/las a levantarse contra las condiciones de miseria y de explotación que él/ella cotidianamente vive. Por eso, las palabras de orden agitatorias que utilizamos son simples y inmediatas:

- no al sueldo de hambre
- no a la ausencia de securidad, a los infortunios, y a las muertes en los lugares de trabajo
- no a los ritmos y a los cargos de trabajo agotador
- no al trabajo precario, flexible, desechable
- no a los despidos y al paro
- no al alto costo de vida
- sí a la lucha colectiva para defender nuestras condiciones
- sí a las luchas verdaderas para conseguir condiciones de vida y de trabajo mejores

En los lugares de trabajo y en los barrios. Agitamos la palabra de orden de la lucha verdadera tanto en nuestros lugares de trabajo, como en nuestros barrios! Sólo así podemos extender la lucha a más àmbitos de la sociedad, cruzando lo público y lo privado, lo industrial y lo comerciál, etc...
Modalidades de la lucha. Sobre las modalidades de la lucha hay poco que inventar, estas son necesariamente las huelgas a ultranza, los piquetes, la solidariedad y el apoyo activo entre conflictos sindicales diferentes, hasta la ocupación de las empresas que están cerrando y las barricadas: la historia de los trabajadores nos enseña todo. En generál, apoyamos todas estas formas de mobilitación que quieren parar la producción y el flujo de la mercancía y, pues, de la ganancia. Creemos en finál que son los trabajadores mismos los que saben cuales son las formas de lucha más eficaces en cada situación. Pues, lo que tenemos que hacer es estimularlos, apoyarlos, para que prevalezca la defensa de sus intereses reales y no el interese de este o ese grupo sindicál o político.
Forma de organización. Creemos que la única forma de organización que puede permitir al trabajador de levantar su cabeza, estimulando su protagonismo, es la asemblearia. Asembleas horizontales que:

- sobrepasen las divisiones y las diferencias de etnia, sexo, categoría, nivel y mansión entre trabajadores;

- junten trabajadores y desempleados;

- sobrepasen la defensa de nuestros intereses delegada a sindicalistas y politicastros;

sean decisionales, o sea que decidan las formas, los modos, los tiempos de la mobilitación, que decidan si aceptar o menos las propuestas de la parte contraria.

Desde el nuestro punto de vista se trata de defendernos del violento ataque que los padrones están lanzando en contra de nosotros, para salir del aislamiento, para transformar las síngulas luchas en una única, grande lucha colectiva. Se trata de salir de la inercia para empezar a reprendernos nuestra vida con nuestras manos. Sólo transformando nuestro malestar indivual en un problema sociál, obligaremos el sistema a ofrirnos unas soluciones que sean, para él, compatibles (a nosotros si aceptarlas o menos) o, más probablemente, a declarar que no puede acercarse a nosotros, demonstrando así su fracaso.

El presente trabajo es una contribución, en constante actualización, a la asemblea centrál. La Comisión Trabajo está abierta a todos los que quieran participar, invitamos todos a participar al debate online apuntàndose a la mailing list commlavoro_italianrevolution@googlegroups.com

La dirección de correo electrónico de la Comisión Trabajo es: commissione.lavoro@email.it