venerdì 30 settembre 2011

Verbale della riunione del 27 settembre 2011


            R., lavoratore presso l'Enasarco, racconta la situazione relativa alla dismissione, da parte dell’ente, del suo ingente patrimonio immobiliare: circa cinquecento lavoratori, che effettuano servizi di portineria e pulizia, rischiano di perdere il lavoro. A tali lavoratori è stato proposto di firmare un contratto di cinque anni con i nuovi inquilini, acquirenti degli appartamenti messi in vendita dall’Enasarco, oppure, alternativamente, di prendere una buonuscita firmando le dimissioni. Tale accordo è stato firmato dalla Cisl, ossia dalla sigla storicamente più forte all’interno dell’ente, dalla Uil e dalla Ugl, mentre i sindacati di base sono gli unici che hanno appoggiato la protesta avverso tale scelta obbligata. R. riferisce che un collega gli ha parlato di una situazione simile che ha avuto luogo in Germania, che si differenzia da quella sopra descritta per il fatto che sono state costituite delle cooperative e nelle trattative relative alla dismissione del patrimonio immobiliare è stato inserito l'obbligo, per le cooperative, di sottoscrivere contratti con i lavoratori licenziati. Tale soluzione permette la creazione di una rete in grado di garantire più tutele per i suddetti lavoratori.
            E. aggiunge che ha degli amici tedeschi che le hanno accennato al fatto che le cooperative, per la loro struttura organizzativa, hanno avuto dei problemi di natura economica e si impegna ad informarsi meglio per riportare poi in commissione informazioni certe ed attuali.
            R. rileva che, in ogni caso, ciò che sta avvenendo all’Enasarco costituisce una sorta di ricatto da parte dell'ente nei confronti dei lavoratori. Il dipendente che non accetta la buonuscita e rifiuta di sottoscrivere il contratto con i nuovi inquilini, infatti, non potrà che essere licenziato, ed è quindi in una condizione di estrema debolezza.
            A. racconta che presso la società B-Twin volevano fargli firmare un foglio di dimissioni e che lui si è rifiutato di farlo.
            L. rileva che la lotta dei lavoratori se portata avanti in modo non unitario non è efficace ed aggiunge che se anche dovessero nascere delle cooperative il compito della commissione lavoro sarebbe quello di estendere il conflitto affinché, a livello pratico, alzando sempre il livello della posta in gioco, fosse possibile ottenere il massimo per i lavoratori. Specifica che, qualora si accettassero soluzioni di compromesso, e quindi nel caso si mirasse ad ottenere un accordo contrattuale leggermente migliorativo rispetto alla situazione di partenza, avremmo comunque perso, in quanto il rapporto tra capitale lavoro è attualmente tale che ogni successo ottenuto non risulta essere, in realtà, mai una vittoria piena.
L. svolge un’analisi relativa agli ultimi accordi firmati dai sindacati e da Confindustria, rilevando che quest’ultima ha bisogno di sindacati-cuscinetto, per evitare lo scontro diretto tra lavoratori e datori di lavoro. Il contratto nazionale risulta utile alle aziende perché le fa stare tranquille, per quegli anni, sul fatto che non vi sarà conflitto sociale. Confindustria ha bisogno di qualcosa che possa limitare il diritto di sciopero e per tale motivo è andata dal governo a far presente che la permeabilità delle tutele dei lavoratori su tutti i fronti costituisce un problema e per tale motivo il 21 settembre la Marcegaglia e i sindacati confederali hanno firmato un accordo per tornare all'accordo del 28 giugno.
            G. parla dei profili di criticità dell'accordo siglato il 28 giugno da Cgil, Cisl, Uil e dalla Confindustria, evidenziando, in particolare, due aspetti più problematici: il primo è quello relativo alle clausole di tregua sindacale, il secondo riguarda il fatto che i contratti aziendali sono efficaci per tutti i lavoratori e vincolano tutti i sindacati se approvati dalla maggioranza delle Rsu elette.

            La discussione dell’assemblea verte, successivamente, sul diritto di sciopero. Ci si confronta sul senso della regolamentazione giuridica dello sciopero e sulle modalità di sciopero ritenute efficaci.

            G. aggiorna la commissione sulla situazione relativa al call center Teleperformance, evidenziando che l'azienda non ha dato seguito ad uno dei tre accordi che i dipendenti erano stati sollecitati a sottoscrivere. I lavoratori che avevano accettato € 2000 di buonuscita avrebbero avuto diritto, infatti, alla mobilità per un anno pagata all'80% ma è emerso che non è stata fatta una delibera di Giunta regionale, necessaria per la efficacia dell’accordo, e quindi questo non ha avuto seguito. Il 29 settembre avrà luogo la verifica, effettuata dal Ministero per lo sviluppo economico, in merito al rispetto degli accordi da parte dell'azienda.
L’assemblea decide di aspettare il 29 settembre per verificare come andrà tale verifica al fine di organizzare un'azione efficace presso l’azienda. Emerge, altresì, la necessità di creare un ponte tra i lavoratori contrattualizzati, che stanno licenziando, e i lavoratori a progetto che l'azienda, al contrario, sta continuando ad assumere.

            L'assemblea prosegue la riunione con il racconto, da parte di A., delle problematiche, locali e nazionali, relative ai lavoratori del mondo lo spettacolo.

            La commissione, a causa di problemi logistici ed organizzativi, decide di spostare l'assemblea dei lavoratori, che si sta organizzando per l'8 ottobre, al 22 ottobre. Si decide di avvisare i lavoratori dell'Acccp al fine di coinvolgerli nell'organizzazione e si stabiliscono le linee generali del volantino/appello da diffondere, tra l’altro, a tutti gli appuntamenti di mobilitazione cittadina che avranno luogo a Roma fino al 22.

Verbale della riunione del 20 settembre 2011

     Hanno preso parte alla riunione alcune lavoratrici e lavoratori che partecipano all’Assemblea coordinata e continuativa contro la precarietà (Acccp). Vi è stato un interessante scambio di esperienze e di idee in merito all’attività svolta e agli obiettivi che l'Acccp e la Commissione lavoro si propongono. E' stata riscontrata una immediata comunanza su entrambi gli elementi, che ha portato i partecipanti a decidere di provare ad organizzare insieme una grande assemblea dei lavoratori con cui le due realtà sono in contatto. I lavoratori dell'Acccp presenteranno alla loro assemblea la proposta e, successivamente, ci si metterà d'accordo per definire nel dettaglio l'organizzazione dell'evento.

domenica 18 settembre 2011

Verbale della riunione dell'11 settembre 2011

L'ordine del giorno concerne l'individuazione delle modalità di costruzione dal basso di una rete dei lavoratori.
M. rileva che non esiste alcuna possibilità di riformare questo sistema. È’ necessario, a suo parere, organizzarsi in classi, a prescindere dai sindacati e dai partiti, creando assemblee autoorganizzate di lavoratori.
F. dichiara di essere un ex elettore di Rifondazione comunista, partito che definisce di finti oppositori: sui territori praticano l'opposizione per poi partecipare alle votazioni in materia di subappalti e cementificazione. Le proposte, a livello politico, vengono effettuate da dilettanti e da opportunisti. Il lavoro, aggiunge, deve diventare una pretesa, non deve costituire oggetto di elemosina: non ci si può aggregare a chi è disposto a cedere diritti, quindi neppure ai sindacati e alla stessa Fiom.
Mi. riporta l’esperienza della Commissione lavoro di Barcellona, aderente al movimento spagnolo 15-M, precisando che le loro azioni sono intraprese a prescindere dai sindacati, che poi spesso si ritrovano a sostenere le loro battaglie.
A., lavoratore metalmeccanico delegato Fiom, sostiene che bisogna distinguere la base dalla dirigenza sindacale. Con riferimento alla manifestazione del 15 ottobre, rileva la necessità di organizzare un’azione unitaria, che si può ottenere attraverso la creazione di una struttura che dia visibilità e che aiuti ad autoorganizzarsi. Fino ad allora, a suo parere, è necessario ricorrere all'aiuto di qualcuno che, anche a costo di “mettere il cappello” sulla manifestazione, possa dare una mano concreta in termini organizzativi.
B. propone di organizzare una critical mass. A suo parere c'è uno scollamento tra l'obiettivo finale e le modalità di lotta e sostiene che delle azioni concrete organizzate da cento persone possono a volte far ottenere risultati migliori di grandi manifestazioni non ben organizzate.
Mi. racconta l'esperienza della commissione lavoro, costituitasi quattro mesi fa, ed informa i presenti che sul blog è reperibile un documento elaborato dalla stessa commissione. Rileva, inoltre, che in primo piano vanno posti i nostri bisogni e le nostre forze e non generici diritti scritti in chissà quale documento internazionale. Aggiunge che la lotta va organizzata sul luogo di lavoro e specifica che per lotta non si devono intendere rivendicazioni specifiche ma che è necessario, invece, mettere in discussione l'intero sistema e, di conseguenza, vi è la necessità che si mobiliti tutto il movimento degli indignati. Enumera i lavoratori contattati e le loro condizioni sui luoghi di lavoro. Il primo essenziale passo è costituito dalla creazione di una rete di collegamento tra tutti i lavoratori, affinché sia possibile unirsi e coordinarsi.
A., operaio presso la Fiat di Melfi, rileva che una delle debolezze dei lavoratori nasce dal fatto che i sindacati hanno spacchettato tutti i settori. A suo parere è necessario andare a tutte le assemblee per intercettare i lavoratori. Aggiunge che dalle sue parti si stanno perdendo moltissimi posti di lavoro e che lui ha notato non esservi alcuna solidarietà tra lavoratori, addirittura all'interno della stessa fabbrica.
Mi. riporta l'esempio dell'occupazione della fabbrica Tacconi sud di Latina.
F.  evidenzia che si parla dei lavoratori ma non dei lavoratori più disagiati ed offre, a tale proposito, l'esempio del settore delle cooperative, in cui vi sono sigle sindacali marginali. Aggiunge che, a suo parere, la Fiom dovrebbe uscire dalla Cgil ed occuparsi di categorie interamente abbandonate a se stesse. Nei settori emarginati si dovrebbero creare degli interlocutori, che ad oggi non vi sono.
A. afferma che il problema risiede nella burocrazia e fa presente che i dirigenti sindacali distaccati, quale lui è, spesso sono fuori da alcune dinamiche presenti a livello di vertice. Aggiunge che chi sta sul posto di lavoro non è facilmente corruttibile e che spesso tra i componenti delle RSU ci sono persone che non c'entrano nulla con la Fiom. Non deve interessare con chi le persone sono tesserate, sindacato partito, deve interessare la persona.
Mi. ritiene che attualmente manchi il rapporto tra lavoratori e disoccupati. I disoccupati possono fare da collante tra i lavoratori, non avendo nulla da perdere, e bisogna di conseguenza coinvolgerli nell'organizzazione. I disoccupati a Napoli stanno effettuando diverse forme di agitazione ma esse sono fini a se stesse. Informa l’assemblea che a Torino c'è un inizio di coordinamento tra cassintegrati, lavoratori e disoccupati.
L'assemblea concorda che uno dei problemi principali è l'assenza di solidarietà tra i lavoratori.
C. sostiene che la Fiom faccia da controparte alla Cgil. A suo parere la Fiom dovrebbe essere utilizzata come vettore di comunicazione con i precari e propone di far partecipare la Fiom agli incontri assembleari.
Mi. rileva che ciò che conta è partecipare agli scioperi dei lavoratori tutti, anche quelli tesserati con la Fiom. È necessario partecipare a tutti i cortei per raggiungere tutti i lavoratori ed invita i presenti a concentrare gli interventi sul tema dibattuto, ossia la costituzione di una rete di lavoratori al di là dei sindacati. Invita i presenti ad indicare quali siano le realtà lavorative conosciute in prima persona e quale sia la potenziale rete di lavoratori che intorno a ciascuno potrebbe costituirsi.
A turno ognuno rende nota la sua potenziale rete di contatti.
A. propone di effettuare uno sciopero autonomo ed evidenzia che, a suo parere, andrebbero effettuate delle occupazioni di fabbriche.
Mi. rileva che questa è una delle sue possibili soluzioni ma che, in ogni caso, dovrebbero sceglierla i lavoratori in assemblea.
S. dichiara di essere in contatto con i precari della scuola a Roma.
R., ricercatore universitario precario, sostiene che non può essere effettuato un discorso diversificato tra pubblico e privato, essendo necessario portare avanti un discorso di solidarietà comune. Il precariato, suo parere, potrebbe essere sintetizzato nella formula “ se non ci sei tu ce n’è un altro al tuo posto”.
L'assemblea prende in esame i vari possibili strumenti utili a contattare lavoratori. Si concorda sul fatto che è necessario utilizzare tutti i mezzi possibili per la costituzione della rete, dal Web al contatto diretto, dal volantinaggio ai giornali murali.
L. afferma di essere un ex lavoratore e dichiara di far parte di un gruppo che dà assistenza e servizi gratis ai cittadini. Egli ritiene che chi non lavora avrebbe difficoltà a raggiungere la rete di lavoratori. A suo parere è chi lavora che dovrebbe entrare in contatto con le altre realtà ed aggiunge che, non essendoci più la forza sindacale, gli scioperi costano milioni di euro e sono, sostanzialmente, inutili.
Mi. riporta l’esempio di lotta della Fincantieri, che ha stabilimenti con sede a Genova e a Stabia. Racconta di come a Genova i lavoratori abbiano assaltato la questura mentre a Stabia hanno occupato il Comune, ottenendo in tal modo un tavolo aperto a Roma. Una volta giunti nella capitale, però, la Fiom e la questura hanno fatto deviare i treni dei lavoratori provenienti dalle due città e hanno dato ai lavoratori informazioni sbagliate per non farli incontrare. Ciò ha comportato che, effettuato l'inutile corteo, il punto di contatto tra i lavoratori sia avvenuto solo nella stazione al momento della ripartenza, dove la celere si è affrettata a dividerli per farli ripartire immediatamente.
U. sostiene che è necessario organizzare un folto numero di persone al fine di bloccare ad oltranza la produzione, unico metodo efficace, a suo parere, per ottenere risultati.
G. si professa contrario ad ogni forma di lavoro nero, clandestino, sommerso, ritenendo che la liberalizzazione del mercato e la possibilità di delocalizzare la produzione costituiscano il punto di rottura del sistema del lavoro.
G. Racconta la sua esperienza in un call center romano, rilevando che mentre lavoratori in Italia sono in cassa integrazione la sede albanese dell'azienda sta assumendo. Aggiunge che, a suo parere, l'elemento più grave è costituito da quello che stanno facendo i lavoratori: nulla. Aggiunge che è stato votato un referendum-truffa e che gli accordi fissati nel referendum non sono attualmente rispettati dall'azienda.
P., lavoratore di Napoli trasferitosi a Roma, sostiene che è necessario trovare il modo di creare molti più contatti diretti e rileva le difficoltà avute nel reperire informazioni anche sull’incontro in corso.
La discussione dell'assemblea continua trattando il tema dei referendum in fabbrica. Molti dichiarano di essere contrari ai referendum in quanto essi costituiscono una sorta di ricatto inaccettabile per il lavoratore.
A. sostiene che è necessario non generalizzare, in quanto il referendum si rivela uno strumento utile limitatamente ai casi in cui sia posta ai voti la piattaforma che si va a discutere con i datori di lavoro: il rischio sarebbe, altrimenti, che il sindacato vada alle trattative decidendo tutto da solo.
L'assemblea si trova d'accordo sulla necessità di sostenere l'organizzazione di assemblee dal basso, in tutti i settori del lavoro, raggiungendo anche coloro che il lavoro lo hanno perso. Si discute, altresì, sul tema della violenza, giudicata da molti non efficace e controproducente. Altri precisano che alcune azioni forti, quali il blocco della produzione e dello scambio ad oltranza, pur non costituendo azioni violente, si rivelano efficaci. Viene effettuato l'esempio dello sciopero effettuato quattro anni fa dagli autotrasportatori, andato in fumo perché al tavolo delle trattative si è poi tenuta una linea eccessivamente morbida.
Mi. rileva la necessità di informare la commissione di tutte le lotte e dei presidi di cui si è a conoscenza, in modo da potervi partecipare e prendere contatti.
Ma. aggiunge che vi è la necessità di contattare anche degli avvocati del lavoro che possano supportare il lavoro della Commissione.
La discussione in assemblea prosegue su un tema sensibile, quale la possibile partecipazione alle assemblee di persone politicamente schierate a destra. Le opinioni sono molteplici, sembra prevalere l'idea dell'inclusività, ossia la possibilità per chiunque di partecipare, ovviamente come singolo e in totale autonomia, alle assemblee, in base all'idea che i lavoratori sono uguali, a prescindere a quale schieramento appartengano, e che uguali sono anche le soluzioni da condividere: lo scopo dell'assemblea è giungere, attraverso una discussione paritaria, a definire tutti insieme le modalità di lotta.
Mi. evidenzia come vi siano grandi differenze tra il lavoro che sta tentando di portare avanti la commissione ed il sindacato: il sindacato è un organismo permanente, è chiuso alla partecipazione di lavoratori che non fanno parte del sindacato stesso e, infine, esso non si scioglie neppure se colleziona una serie di sconfitte; la rete assembleare di lavoratori non è un organismo permanente ma flessibile, è aperta a tutti e, qualora dovesse fallire, verrebbe sostituita da un'altra forma di lotta.
D. legge all'assemblea il documento elaborato dalla commissione lavoro, reperibile sul blog della stessa, ed invita tutti a partecipare al miglioramento del documento intervenendo alle riunioni della commissione lavoro, che si svolgono il martedì alle 19.00 in piazza S. Giovanni.
Al termine della discussione l'assemblea elabora un documento di sintesi da presentare all'assemblea generale, attualmente reperibile sul blog.

lunedì 12 settembre 2011

Sintesi della riunione della commissione lavoro dell’11 settembre, presentata all’assemblea generale nell’ambito delle iniziative organizzate dal movimento Indignati il 10 e l’11 in piazza s. Giovanni.



Vengono riassunti all'assemblea i punti su cui concordano coloro che hanno partecipato alla riunione, avente quale ordine del giorno l'individuazione delle modalità per costruire dal basso una rete dei lavoratori. In particolare, è emersa la difficoltà che hanno i lavoratori nel riuscire a manifestare il loro disagio e, soprattutto, nel trovare forme di aggregazione e di lotta efficaci. La situazione attuale è caratterizzata da una forte disgregazione sociale e dallo stato di isolamento dei lavoratori. A livello politico si sta effettuando uno smantellamento premeditato del sistema di tutele del diritto del lavoro e le organizzazioni sindacali sono istituzioni che non provvedono più a difendere i diritti dei lavoratori, essendo soggetti che compartecipano al meccanismo di sottrazione delle tutele. La commissione è d'accordo nel creare, quindi, una rete di solidarietà tra tutti i lavoratori, i precari, i disoccupati, i cassintegrati, per proporre nei luoghi di lavoro assemblee autoconvocate ed autoorganizzate, in cui decidere le forme di lotta da condurre uniti, al di fuori di partiti e sindacati. In base al principio per cui la lotta di uno é la lotta di tutti, è necessario riuscire a diffondere il più possibile questa iniziativa, sfruttando tutte le modalità immaginabili: il web, il volantinaggio nei luoghi di lavoro, l'affissione di giornali murali, la partecipazione a cortei, a manifestazioni e a tutte le occasioni di protesta per diffondere tale modello di lotta. La commissione lavoro invita tutti a leggere il documento presente sul blog all'indirizzo http://commissionelavoro.blogspot.com/  e ad avanzare proposte migliorative. In merito alla giornata del 15 ottobre, la Commissione ha deciso di stampare dei volantini tematici, finalizzati a diffondere le proprie proposte tra tutti i lavoratori partecipanti.

A breve sarà pubblicato il verbale integrale della riunione.

venerdì 9 settembre 2011

6 settembre 2011 - Giornata di sciopero generale


Come deciso nell’ultima riunione, la Commissione lavoro il giorno 6 settembre, giornata di sciopero generale proclamato dalla CGIL e da USB, SLAI COBAS, ORSA, CIB UNICOBAS, SNATER, SICOBAS ed USI, ha svolto un ruolo attivo, con l’obiettivo, in particolare, di coinvolgere lavoratori e lavoratrici in assemblee sul modello spagnolo al termine dei cortei, come alternativa efficace alle solite modalità di manifestazione (corteo-comizio). Il modello assembleare è stato applicato con buoni riscontri. Segnaliamo, in particolare, quattro momenti caratterizzanti la giornata: l'assemblea svolta a ridosso del comizio della CGIL, in cui sono state esposte le dinamiche del Movimento 15M degli Indignati spagnoli e il nostro lavoro come Commissione (la risposta dei lavoratori è stata discreta, molti si sono avvicinati e hanno partecipato attivamente all'assemblea); l’assemblea svolta in piazza Navona prima dell’assemblea dell’USB; l'assemblea svolta insieme alla USB a Piazza Navona, dove abbiamo tenuto quattro interventi riguardanti il movimento in generale, la giornata di sciopero, il concetto di lotta, l'importanza delle assemblee di quartiere e nei posti di lavoro, il lavoro della Commissione, le assemblee di piazza San Giovanni, le giornate del 10 e 11 (organizzazione di grandi assemblee popolari) nonché l’incontro previsto per la mattina del 10 (Romabenecomune, incontro cui parteciperemo per sviluppare una linea comune per organizzare il 15.O); segnaliamo, infine, gli interventi effettuati da due nostri militanti dal palco della Fiom, che hanno riscontrato il favore di buona parte dei circa 2000 lavoratori lì presenti.

Durante la mattina la Commissione ha partecipato al corteo della CGIL per tentare di promuovere, a fine manifestazione, una grande assemblea pubblica con i lavoratori. A tal fine sono stati effettuati al megafono diversi appelli lungo tutto il corteo, accompagnati da un fitto volantinaggio. L’assemblea ha avuto luogo intorno alle ore 12 nei pressi del Colosseo, nell’area in cui il corteo è confluito. All’inizio dell’assemblea è stato deciso che oggetto della discussione sarebbero state le ragioni della protesta. Di seguito vengono sintetizzati gli interventi effettuati.
               Ma., membro della Commissione lavoro, spiega che si sta tentando di effettuare un’assemblea al di fuori di sindacati e partiti, con la finalità di costituire una rete di solidarietà, confronto e lotta tra lavoratori, sulla falsariga del movimento orizzontale spagnolo. Espone sinteticamente le regole di svolgimento dell’assemblea ed accenna all’evento che si svolgerà nelle giornate del 10 e 11 settembre a piazza s. Giovanni, invitando nuovamente chiunque a partecipare per esprimere la propria opinione.
               Mi. dichiara che l’assemblea si pone in alternativa al sistema del corteo e del comizio finale, strumenti che giudica inefficaci, e rinnova l’invito ad intervenire, anche per esprimere posizioni divergenti, in quanto un’assemblea quale quella in corso rappresenta in ogni caso, per quanto possa apparire nel momento attuale inusuale, il modello che in futuro si dovrà necessariamente utilizzare per condurre una lotta che porti a dei risultati.
               G. prende la parola per analizzare brevemente la situazione attuale del lavoro, ponendo l’accento sulle disposizioni contenute nella manovra che, di fatto, attraverso la contrattazione decentrata, aggirano le tutele assicurate ai lavoratori dall’articolo 18 dello Statuto.
               Prende la parola una donna portoghese che esprime il suo favore per le modalità di svolgimento dell’assemblea e fa un rapido accenno all’esperienza spagnola.
               A., agricoltore pugliese, afferma che in passato la produzione del vino era gestita da aziende prevalentemente unifamiliari. Aggiunge che oggi le multinazionali stanno prendendo in mano la produzione, creando condizioni di povertà tra i contadini. Afferma che lo Stato, a suo parere, dovrebbe intervenire in maniera più incisiva nel sistema produttivo ed effettua un richiamo all’art. 47 della Costituzione.
               F. si dichiara contenta di partecipare ad un’assemblea svolta con le modalità promosse dagli indignati spagnoli. Dichiara di avere 40 anni e di avere un fratello di 27 che, non riuscendo a trovare lavoro né nel suo campo né in altri, è in questo momento in uno stato di depressione tale da non aver avuto le forze neppure per partecipare alla manifestazione. Aggiunge di essere una insegnante di sostegno e racconta di aver denunciato un sopruso consumato da un sacerdote a danno di un bambino. A fronte di questo atto dice di non aver ricevuto il sostegno né del sindacato né dalla scuola come istituzione. Afferma di essersi trovata sola e di aver dovuto subire da parte del suo datore di lavoro, per la sua denuncia, condotte mobbizzanti. Precisa che il sindacato al quale si era rivolta è proprio la CGIL e dichiara di essere ormai rimasta sola a difendersi.
               B. prende la parola per suggerire di portare nelle prossime assemblee anche delle sedie, in modo da riuscire a garantire la partecipazione anche delle persone anziane.
               G., un lavoratore di Terni, esprime la sua piena adesione all’idea di effettuare assemblee popolari aperte. Sostiene di aver provato a dare vita ad una realtà di questo tipo nella sua città ma di non esservi riuscito a causa del disinteresse mostrato dai più. Aggiunge di essere operaio presso la ThyssenKrupp e precisa che diverse volte ha provato a rivolgersi alla CGIL per sollecitare la difesa dei diritti aziendali dei lavoratori, non trovando nel sindacato alcun riscontro in merito alle istanze avanzate.

Conclusa l’assemblea nei pressi del Colosseo la Commissione lavoro si è diretta verso piazza Navona, dove era previsto che vi fosse dal primo pomeriggio un presidio dell’Unione sindacale di base e, intorno alle 18, un presidio della Fiom. La Commissione lavoro ha promosso, anche in piazza Navona, un’assemblea popolare aperta, che ha avuto luogo intorno alle 15:30. Di seguito vengono sintetizzati gli interventi effettuati.
               Mi. rileva che l’assemblea svolta la mattina ha sollecitato l’esigenza di predisporre uno striscione con la scritta “assemblea”, da collocare in futuro al centro del cerchio assembleare. Propone, altresì, di rileggere gli interventi appuntati nel verbale dell’assemblea svolta la mattina, al fine di poter svolgere, a partire da essi, alcune considerazioni.
               D. rilegge il verbale e sottolinea come in due interventi vi sia stata un’ aspra critica nei confronti del sindacato, e della CGIL in particolare. Evidenzia che i lavoratori, pur rendendosi conto che il sindacato non sia più un referente adeguato per le loro istanze, non riescono a trovare un’alternativa credibile ed è questo un segnale che dovrebbe portare ad intensificare l’attività di espansione del modello assembleare nei luoghi di lavoro.
               L. svolge una riflessione più generale sulla giornata di sciopero e su quanto emerso negli ultimi giorni. Espone alcune riflessioni sulla nefasta situazione economica e politica e ricorda che la CGIL ha promosso l’ultimo sciopero generale il 6 maggio scorso, dopo che lo stesso è stato richiesto a gran voce da una pluralità di parti. Afferma che lo sciopero in corso è effettuato di martedì, un giorno in cui teoricamente si crea più disagio rispetto al venerdì, ma evidenzia come le attività produttive e commerciali in questo momento dell’anno non sono ancora a pieno regime e le scuole non hanno ancora riaperto i battenti. Le rivendicazioni fatte dal sindacato, inoltre, risultano essere deboli, in quanto si contesta la manovra finanziaria ma non si punta il dito contro politiche sociali che dovrebbero essere definite generalmente inaccettabili. Tali considerazioni portano a ritenere che CGIL e FIOM si siano unite per effettuare unicamente uno sciopero di rappresentanza: successivamente a questo sciopero si potrà infatti affermare che lo sciopero non serve e che la forza contrattuale sarà nelle mani delle sole organizzazioni che decidono di sedersi intorno ad un tavolo. Rappresenta che dell’unico sciopero efficace, quello che è in grado di bloccare la produzione, non se ne parla e che i disoccupati, chiamati a scendere in piazza, non sanno come continuare la lotta. Conclude affermando che la base è scontenta e che è necessario spendersi nel fare assemblee di piazza per sostenere chi vive questo malcontento.
               Ma. racconta ciò che sta avvenendo negli ultimi mesi in piazza s. Giovanni. Sottolinea il fatto che le persone che si ritrovano a marciare fianco a fianco in un corteo non si conoscono effettivamente ed è quindi necessario organizzare delle assemblee per creare un rapporto vero tra i lavoratori.
               Mi. pone all’assemblea un quesito circa le parole d’ordine che debbono accompagnare il tentativo di organizzare un’assemblea durante i cortei e si domanda quali siano le argomentazioni da sottoporre alla discussione una volta iniziato il confronto assembleare. Ricorda che in altre occasioni si è parlato degli scioperi a scacchiera, scioperi ad oltranza e progressivi. Evidenzia come, probabilmente, non vi sia tra i lavoratori più neppure idea delle modalità con cui portare avanti la lotta e che, di conseguenza, sarebbe forse necessario fare uno sforzo per raccogliere le esperienze di agitazione più o meno recenti.
               P. chiede delucidazioni sulle assemblee previste nelle giornate di sabato e domenica 10 e 11 settembre a piazza s. Giovanni, in particolare sulle modalità di organizzazione.
               Ma. spiega come sono nate le due giornate, precisando che chiunque parteciperà alle assemblee si adeguerà alle modalità accolte dal movimento degli Indignati. Evidenzia che negli stessi giorni avrà luogo il tavolo sul lavoro organizzato dall’Isola dei Cassintegrati e che ognuno parteciperà all’assemblea come persona, come singolo, al di là del movimento di appartenenza.
               L. aggiunge che lo stesso movimento degli indignati spagnoli è composito, in quanto sono eterogenei coloro che sono colpiti dalla crisi, dal proletariato al ceto medio. Sottolinea che il 10 e  l’11 sarà interessante sviluppare il modello del confronto assembleare e che si dovrà tentare di spiegare che tutti i sistemi riformisti sono inutili, in quanto la crisi è del sistema capitalistico.
               G. chiede a L. come, a suo parere, si possa risolvere il problema della disoccupazione.
               L. risponde che il problema della disoccupazione è un falso problema. I ritmi massacranti e la gente disoccupata che si ritrova per strada sono frutto del sistema retto sul profitto: è più conveniente assumere pochi lavoratori e sfruttarli al massimo che assumerne di più. Asserisce che la tecnologia non è utilizzata nel modo corretto e che oggi vi sono migliaia di posti che risulterebbero inutili in una società più giusta. In un mondo non dominato dalla logica del profitto sarebbe possibile lavorare un numero molto basso di ore per cinque giorni a settimana, con la garanzia di una buona qualità di vita per tutti. Afferma che di lavoro da fare ce ne sarà moltissimo, dovendosi modificare un intero sistema di produzione, ed aggiunge che oggi alcuni lavori non vengono fatti semplicemente perché non creano plusvalore e, quindi, profitto. In futuro potrebbero essere le assemblee a decidere le priorità, anche produttive, e successivamente il lavoro verrà equamente diviso. Afferma che le rivendicazioni che di solito si fanno,  quale ad esempio quella “lavorare meno lavorare tutti”, sono spesso giuste ma sono, altresì, irrealizzabili nel sistema del profitto. Aggiunge che tutto questo avviene in un momento nel quale la crisi sta portando in piazza milioni di persone. il capitale crea proletari e lavoratori e crea, al contempo, la crisi: la crisi, a suo parere, deve essere vista come un’occasione per trovare un modello organizzativo alternativo della società radicalmente differente da quello attuale.
               M. interviene per ricordare un’altra esperienza della storia recente caratterizzata dallo svolgimento di grandi assemblee di massa. A suo parere è necessario ricordare tale esperienza, come altre, per comprendere le motivazioni per cui vi è stato un fallimento, al fine di non commettere gli stessi errori. Ricorda che in Albania nel ’97 è accaduto qualcosa di simile a quanto successo in Argentina nel 2001, ossia il fallimento delle banche. Da ciò sono nate delle grandi assemblee di massa, che hanno coinvolto gran parte della popolazione. L’esperienza si è conclusa in modo tragico: dei comitati di salute pubblica in difesa della proprietà albanese organizzati dallo Stato, unitamente all’azione repressiva dell’esercito greco e di quello italiano, hanno fatto delle vere e proprie stragi. Da tutto ciò, aggiunge, derivano le navi della speranza che, cariche di albanesi, partivano per raggiungere l’Italia tra il ’97 e il ’99. Afferma che è assolutamente necessario andare oltre i confini nazionali, impedendo il gioco del ribasso del lavoro effettuato dai padroni, e creare una lotta internazionale.
               M. informa i lavoratori che partecipano per la prima volta ad un’assemblea organizzata dalla Commissione lavoro che lo scopo è quello di creare una rete tra i lavoratori, fuori dai sindacati e dai partiti. Annuncia che in Spagna si sta preparando uno sciopero generale organizzato dalla Commissione lavoro di Barcellona del Movimento 15-m.
               B., lavoratore che risiede fuori Roma, evidenzia che qualcosa in Italia e nel mondo di sicuro sta succedendo e cita, a proposito, la giornata di mobilitazione internazionale fissata per il 15 ottobre. A suo parere è necessario partecipare attivamente, pur partendo da diverse posizioni, portando avanti le istanze comuni, lottando contro il ruolo delle banche e al di là dei partiti e in ogni caso cercando punti di contatto tra i vari movimenti, superando gli elementi che dividono. Propone di partecipare all’assemblea organizzata dall’USB.
               L’assemblea si dice d’accordo a partecipare ad una eventuale assemblea promossa dall’USB, a patto che essa sia realmente aperta alla partecipazione di tutti e non sia organizzata con interventi preparati.
               M. precisa che la Commissione lavoro, e il movimento degli Indignati in genere, non vuole escludere aprioristicamente tutti i sindacati ma solo i burocrati.

L’assemblea è stata chiusa allorché dai microfoni dell’USB è stato annunciato l’inizio di un’assemblea. In essa sono intervenuti anche tre membri della Commissione lavoro ed un partecipante al movimento degli Indignati di Roma per spiegare l’attività fin qui svolta a piazza s. Giovanni, nei quartieri e nei luoghi di lavoro e per invitare tutti a partecipare alle assemblee di piazza e all’evento organizzato a s. Giovanni nei giorni 10 ed 11 settembre.
Al termine dell’assemblea organizzata dall’USB la Commissione lavoro ha svolto una breve assemblea di fronte al palco montato dalla Fiom, conclusasi quando dallo stesso palco hanno annunciato l’inizio di una grande assemblea. Due membri della Commissione lavoro hanno prenotato un intervento, effettuato davanti a circa 2000 persone.
Il primo intervento è stato fatto, intorno alle 8,  da M. a nome degli Indignati: "vi invitiamo alla due giorni di assemblea che si terrà il 10 e 11 a piazza san Giovanni. Gli Indignati sono un movimento spontaneo, nato dal basso, che si organizza in assemblea, rifiuta i capi e la delega, rivendica il protagonismo di lavoratori  e disoccupati. La Commissione lavoro di Barcellona, del movimento degli Indignati 15-M, ha promosso uno sciopero generale senza sindacati: lavoratori, è ora di svegliarsi!". Successivamente ha preso la parola L. per la Commissione lavoro: "siamo partiti da una riflessione: negli ultimi 20 anni contratto dopo contratto, accordo dopo accordo, ci hanno sempre tolto qualcosa: diritti, salario, sicurezza, occupazione, stabilità, ogni accordo era peggiorativo, il meno peggio era spacciato per vittoria. Ognuno di questi accordi veniva, alla fine, regolarmente firmato. Se tutto questo è passato è perché il capitale è in crisi ed anche perché ci hanno strappato la nostra unica arma di difesa, la lotta di classe. Non si fanno più lotte vere e lotte vere significa non uno sciopero ogni sei mesi, fatto spesso per sostenere una parte politica in parlamento, lottare significa perdere il meno possibile in busta paga ed arrecare più danno possibile ai profitti. Scioperi selvaggi, ad oltranza, a scacchiera, a singhiozzo, sono tante le forme, ma bisogna partire dalla volontà di lottare, per questo ci rivolgiamo ai lavoratori,  perché formino assemblee in ogni luogo di lavoro e perché queste assemblee si colleghino tra loro, oltre ogni divisione. Vediamo che i lavoratori sono divisi in base alla tessera sindacale, alla razza, alla mansione, alla tipologia contrattuale, al sesso. Non va bene, i lavoratori devono essere uniti, e questa unione si costruisce dal basso, superando il concetto della delega: siamo abituati a delegare ad un voto ogni 5 anni, siamo abituati a delegare a questo o quello perché ci difenda, perché faccia il nostro interesse etc. No, quello di cui c’è bisogno non è la delega ma il protagonismo diretto di tutti i lavoratori, di tutti i proletari colpiti dalla crisi. Lottare davvero significa anche rompere le leggi anti-sciopero, anche esse regolarmente e puntualmente firmate. Le leggi anti sciopero sono come dei paletti che di anno in anno si stringono sempre di più attorno a noi, fino ad impedirci ogni movimento. Dovremo arrivare a rompere anche queste come dovremo arrivare a mettere in discussione il sistema del profitto, che genera la crisi, perché all'interno della logica del profitto non è possibile nessuna soluzione alla crisi".

giovedì 1 settembre 2011

Verbale della riunione del 30 agosto 2011



Ordine del giorno:
- Aggiornamento sulla vicenda Teleperformance
- Organizzazione giornata 10 settembre
- Organizzazione dell’azione della Commissione in relazione allo sciopero del 6 settembre
 
            In merito al primo punto all’ordine del giorno viene letta una lettera in cui si riassume la vicenda di Teleperformance, scritta da un lavoratore di tale società con l’ausilio di un membro della Commissione Lavoro. Dalla ricostruzione degli eventi, che copre l’intero arco di tempo in cui nella società si sono manifestate problematiche occupazionali, emerge da un lato la politica contraddittoria dell’azienda nella gestione del personale, dall’altro la debolezza e l’inefficacia dell’azione sindacale. La lettera verrà inviata ad alcuni media al fine di rendere quanto più diffusa possibile la conoscenza delle problematiche sussistenti in Teleperformance. Il momento attuale vede i dipendenti di Teleperformance in cassa integrazione in deroga, con la corresponsione teorica dell’80% della retribuzione: in realtà la cassa integrazione, peraltro applicata a partire da una data in cui l’accordo non era ancora stato firmato, non è retribuita appieno, in quanto sono pagate esclusivamente le ore effettivamente lavorate, non quelle non lavorate che dovrebbero essere pagate con la cassa integrazione. Il lavoratore spiega all’assemblea le ragioni del suo voto favorevole all’accordo finale siglato con l’azienda: esplicita che al momento della firma non c’erano i presupposti per lo svolgimento di un’azione più decisa dei lavoratori volta ad ottenere condizioni più favorevoli e che l’alternativa all’assenso sull’accordo sarebbe stata, in definitiva, il solo licenziamento. Si discute in merito alle forme di lotta più opportune nell’azienda, che la Commissione Lavoro dovrebbe promuovere e sostenere. Si decide di organizzare un volantinaggio nelle sedi della società al fine di invitare i lavoratori sia a partecipare alle assemblee della Commissione lavoro sia ad assistere ad una proiezione del documentario di Ascanio Celestini  “Parole sante”, realizzato in collaborazione con il Collettivo Precari Atesia, con il fine di provare a creare i presupposti per la costruzione di una rete comune tra i lavoratori dei call center e di individuare, insieme ai lavoratori, le azioni da intraprendere all’interno dell’azienda. L’assemblea ribadisce, altresì, la necessità di contattare, con la stessa finalità, lavoratori di altri call center.
            In merito alla giornata del 10 settembre, i cui dettagli organizzativi saranno fissati, per quanto riguarda l’intero movimento degli indignati di Roma, nell’assemblea convocata per il 31 agosto, la Commissione decide di contattare telefonicamente coloro che si stanno occupando dell’organizzazione concreta dell’evento, ossia Michele Azzu e Marco Nurra, curatori del blog www.l’isoladeicassaintegrati.com, che si occupa di dare visibilità alle vertenze italiane di lavoratori in lotta. Con Michele Azzu si concorda lo svolgimento di un’assemblea aperta a conclusione del tavolo sul lavoro già organizzato da Azzu e Nurra. Si decide, altresì, di predisporre un punto informativo sulle attività della Commissione da collocare in piazza nella giornata del 10.
            In merito allo sciopero generale indetto dalla CGIL per giorno il 6 settembre, la Commissione decide di non partecipare ufficialmente al corteo, in quanto il sindacato non rappresenta le istanze dell’assemblea. Si approva la proposta di effettuare un volantinaggio tra i lavoratori partecipanti allo sciopero al fine di convocare, nella piazza in cui il corteo confluirà, un’assemblea aperta tra i lavoratori.