VERBALE DELL’ASSEMBLEA TENUTASI NEL PARQUE DEL RETIRO DI MADRID IL GIORNO 24 LUGLIO 2011 IN MERITO ALLA POSSIBILITÀ DI ORGANIZZARE IN SPAGNA UNO SCIOPERO GENERALE.
All’assemblea hanno partecipato circa 25 persone, tra cui alcuni rappresentanti delle commissioni “lavoro” di Madrid e di Barcellona, alcuni rappresentanti della commissione “economia” di Madrid, diversi rappresentanti del movimento 15-M provenienti da diverse città della Spagna e un rappresentante della commissione “lavoro” di Roma.
- A. rileva che non è possibile  organizzare uno sciopero generale appoggiandosi al sindacato, in quanto  questo deve essere radicalmente estromesso dalle forme di lotta del  movimento.
- B., della  commissione “economia” di Madrid, sostiene che il sindacato non deve  essere estromesso, bensì rifondato, in quanto ci sono territori in cui è  ancora molto forte e non è possibile ipotizzare una lotta che risulti  vincente senza avere il suo sostegno.
-  C. ritiene che il movimento debba creare le condizioni per cui sia il  sindacato a sentirsi costretto a convocare lo sciopero generale: ci si  potrebbe, con questa finalità, appoggiare ad alcuni sindacati minoritari  che, non essendo in linea con quelli maggioritari, risultano essere  possibili interlocutori del movimento.
-  D. sostiene che nella fase attuale è assolutamente necessario evitare  un fallimento del movimento. Si deve tentare di comprendere gli errori  del passato per evitare di commetterli nuovamente. L’obiettivo primario,  aggiunge, è quello di conseguire l’unità. Senza unità nella lotta dei  lavoratori non è possibile raggiungere obiettivi. Bisogna, quindi, per  forza coinvolgere il sindacato maggioritario, non solo quello  minoritario.
- E. sottolinea che  all’ assemblea non sta partecipando alcun rappresentante sindacale, che  al movimento partecipa la gente e non si è mai visto alcun sindacalista.
-  F., membro della commissione “lavoro“ di Barcellona, condivide  l’esperienza del suo gruppo di lavoro. Racconta di come la commissione  stia tentando di raggiungere tutte le fabbriche che stanno tentando di  chiudere o che sono in lotta, dialogando anche con i sindacati. Aggiunge  che la commissione sta lavorando con la prospettiva di organizzare uno  sciopero generale, con la consapevolezza che il movimento da solo non  può indire uno sciopero e che ciò può farlo solo il sindacato. Rileva  che è necessario il contributo di tutti e che i partecipanti al  movimento devono essere più uniti e riprendere le lotte delle  generazioni precedenti. Sottolinea che il sindacato non è composto  unicamente da dirigenti sindacali ma anche da tanti lavoratori che ne  fanno parte ed è necessario differenziare: i traditori che firmano gli  accordi sono solo i dirigenti. A suo giudizio coloro del movimento 15-m  che hanno cacciato dalla piazza i sindacati hanno commesso un grande  errore. Evidenzia che è necessario riprendere la coscienza di classe e  che non si devono mai confondere i dirigenti con i lavoratori, per cui è  necessario riportare le assemblee di base nei luoghi di lavoro, in modo  che siano i lavoratori a decidere quali accordi devono essere firmati.
-  G. si dichiara in disaccordo con F. sull’impossibilità, per il solo  movimento senza l’ausilio del sindacato, di indire uno sciopero  generale. Sottolinea che i sindacati non stanno partecipando alla lotta  per le strade.
- H. ritiene che  il movimento non debba andare a cercare il supporto dei sindacati e che  sia il sindacato, eventualmente, a dover cercare il movimento. Racconta  di lavorare nella sanità pubblica, un settore in piena crisi, e  sottolinea che i lavoratori del suo settore sono assolutamente  sfiduciati sulla possibilità di un cambiamento reale e che è compito del  movimento far riacquistare loro tale fiducia.
-  I. si domanda quale sia l’efficacia di uno sciopero generale. Riporta  il fatto che lavora in una impresa in Asturia in cui, se la produzione  si ferma uno o più giorni, in realtà poi non accade nulla e questo vale,  a suo parere, per la maggioranza delle imprese. Evidenzia di non avere  alternative precise in mente ma ritiene che lo sciopero era una forma di  lotta efficace nel passato, non lo è più oggi.
-  L. ritiene che i sindacati siano nemici del movimento e non comprende  per quale motivo sia il movimento a dover salvare il sindacato. A suo  parere non ha senso discutere se riformare o meno i sindacati, essendo  il movimento una forma nuova, per la quale devono trovarsi una nuova  formula nuova e idee nuove.
- F.  evidenzia che la riunione in corso è stata indetta per organizzare lo  sciopero generale, a cui si sta già lavorando da due mesi, e che  rispetta chi non è d’accordo con tale azione ma ritiene che costoro  possono dar vita ad un’altra assemblea, trovando fuori luogo mettere in  discussione l’iniziativa stessa dello sciopero generale.
-  N. ritiene che parlare al giorno d’oggi di “padroni” e “lavoratori”  costituisca una rappresentazione dualistica limitante della realtà.
- F. si dice indignata dell’impossibilità di utilizzare tali termini. Parlare di “lavoratori” è per lei imprescindibile.
-  O., membro della commissione “lavoro” di Barcellona, sostiene che il  concetto di “lavoratore” non vada abbandonato, essendo invece necessario  individuare chi oggi può ritenersi incluso in tale categoria: evidenzia  che è ovvio che oggi il lavoratore non sia solo colui che si reca a  lavoro in fabbrica, e che devono essere ad esempio considerati  lavoratori anche tutti i precari, ma non per questo si deve abbandonare  tale concetto. Ricorda come il cambiamento nella storia sia sempre stato  portato grazie alle lotte dei lavoratori.
-  D. ritiene che uno sciopero generale sia necessario, come pure è  necessario effettuare un salto qualitativo: dopo aver conquistato la  piazza il movimento deve dimostrare di essere assolutamente generale e  trasversale. Lo sciopero, quindi, a suo parere non è funzionale solo  alla lotta in fabbrica ma ha un senso più ampio. Sostiene che il  movimento non possa indire uno sciopero ma possa promuoverlo. Evidenzia  come i sindacati siano forme organizzative che storicamente si sono  rivelate fondamentali e che bisogna distinguere la cupola dei dirigenti  dalla base sindacale, formata dai lavoratori.
-  P. ritiene che, dal punto di vista pratico, ci si debba chiedere come  far confluire in un unico movimento le tante anime che possono  partecipare. A suo parere lo sciopero generale deve essere solo una fase  della lotta a lungo termine, non il suo obiettivo finale.
-  Q. evidenzia come sia assolutamente necessario portare la democrazia  nelle fabbriche. Invita ad utilizzare parte dei vecchi sistemi, come i  picchetti e lo sciopero, e ritiene si debba partecipare alle assemblee  nei luoghi di lavoro. A suo parere il tema del lavoro all’interno del  movimento 15-M non è ancora centrale e sottolinea come esista una  commissione sul problema operaio che non sta facendo praticamente nulla.  Quello che sta facendo il movimento, per ora, è rilevare la  delegittimazione di molti degli attuali rappresentanti.
-  R., membro della commissione “lavoro” di Barcellona, rileva che il  problema principale va individuato nella divisione della classe operaia.  A suo parere, ad esempio, nel momento in cui i precari sostengono di  essere precari ma non proletari è ovvio che non ci sarà mai una lotta  efficace. Si deve tenere ben chiaro, aggiunge, che un salariato non sarà  mai uguale al suo padrone. E’ necessario trovare forme di lotta che  vadano a creare disagio ai padroni. Sottolinea che l’unico successo  ottenuto recentemente in Spagna è stato conseguito grazie ad uno  sciopero di 24 ore, che non ha creato chissà quali danni ma ha  costituito un efficace sistema di pressione. Nel movimento 15-M,  aggiunge, c’è gente che milita nei sindacati e nella politica ed è  necessario riprendere le forme di lotta del passato, che sono da  studiare e riprendere per proseguire la migliore tradizione del  movimento operaio. Nel luogo dove lui lavora è stato raggiunto un  successo grazie ad un gruppo di persone militanti in un sindacato.
-  S. ritiene che lo sciopero generale debba essere organizzato non solo  contro l’economia produttiva ma deve essere allargato anche all’economia  finanziaria.
- P. sostiene che è  necessario avere pazienza con il movimento, in quanto c’è gente  giovane, che non ha mai militato. Di conseguenza, anche se il tema del  lavoro non è ancora al centro del movimento, si deve attendere con  pazienza l’evoluzione delle cose.
-  T. si esprime a favore di un taglio pratico della forma di lotta del  movimento: è necessario lottare contro gli sfratti e sostenere le  mobilitazioni in fabbrica. Evidenzia come egli abbia avuto un problema  sul luogo di lavoro ma nessun sindacato lo abbia aiutato.
-  O. rileva che anche a lei non piacciono molte cose del movimento ma che  è opportuno fare ciò che è possibile, quindi se c’è da fare uno  sciopero, anche se non costituisce la soluzione ed anche se sono  coinvolti dei sindacati, lei è a favore.
-  F. riporta un’altra esperienza della commissione “lavoro” di  Barcellona. Racconta di come siano già stati effettuati due incontri con  i lavoratori in lotta della città, con grande partecipazione da parte  dei lavoratori. Si sta creando, aggiunge, un coordinamento dei  lavoratori in lotta, riprendendo il principio diffuso negli anni ’70 per  cui “se toccano una fabbrica le toccano tutte”. A suo parere è  necessario continuare a far incontrare i lavoratori e condividere le  lotte. Sul sito http://trabajadoresindignadosb
 
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